Gigi Proietti non è stato soltanto un grande uomo di spettacolo, ma anche un talent scout dall’occhio lungo, che raramente ha commesso errori.
È il 1978 quando Gigi Proietti assume la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma (ripresa successivamente dal 2001 al 2007), creando il suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per giovani attori: un percorso formativo – mantenuto con le sue sole forze, prima dell’arrivo dei contributi dalla Regione Lazio - che si rivelerà indispensabile gavetta per molti futuri talenti del mondo dello spettacolo, tra i quali Flavio Insinna, Enrico Brignano, Gabriele Cirilli, Giorgio Tirabassi, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Chiara Noschese, Francesca Reggiani.
Sempre da una sua intuizione, nel 2003 nasce a Roma, il Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, l’unico teatro italiano all’aperto con un repertorio interamente shakespeariano, dove Proietti ha diretto un unico allestimento di Romeo e Giulietta e dove ha recitato da protagonista solo a partire dal 2017.
Una personalità istrionica la sua, che l’ha portato spesso a essere indicato come l’erede di Ettore Petrolini. Eppure lui di suoi eredi non ne ha visti e ha avuto la schiettezza di dichiararlo: “Ai giovani attori ho insegnato tutti i miei difetti. Ne ho cresciuti tanti, ma non c’è un mio erede, ed è giusto che non ci sia”.
Il giovane Proietti e il successo grazie… a Modugno
Dopo il diploma, frequenta Giurisprudenza all’Università la Sapienza di Roma, abbandonando a soli sei esami dalla laurea.
Appassionato di musica, il giovane Proietti sembra non essere interessato al teatro e inizia la sua carriera esibendosi come cantante nei night club più in voga della Capitale. In un’intervista ha dichiarato: “I personaggi della Roma dell’epoca mi hanno in parte ispirato per alcuni ruoli comici che ho poi sviluppato sul grande schermo”.
Frequenta l’Università la Sapienza di Roma, e parallelamente il Centro Universitario Teatrale, debuttando nel 1963 nello spettacolo d’avanguardia Can Can degli italiani, diretto da Giancarlo Cobelli. Viene così scritturato in numerosi ruoli da comprimario con il Gruppo Sperimentale 101 sotto la direzione artistica di Antonio Calenda. Tra il teatro e le serate nei night, il tempo per studiare diventa sempre meno e Proietti abbandona gli studi di legge a soli sei esami dalla laurea: sono gli anni in cui è protagonista in alcuni alcuni spettacoli prodotti dal Teatro Stabile dell’Aquila.
Ma è grazie a Domenico Modugno che arriva ha il primo, inaspettato successo. È il 1970 quando venne viene improvvisamente chiamato a sostituire il “Mimmo Nazionale” nel ruolo di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluja brava gente: “Una botta di fortuna - racconta nella sua autobiografia. Tutto sommato qualcosa mi ricordo (2013) - Lì capii che leggerezza e qualità artistica si potevano coniugare: e avvenne la mia svolta verso il cosiddetto teatro popolare”.
La formula rinnovata del one man show
Nel 1976 stringe un proficuo sodalizio con lo scrittore Roberto Lerici, insieme al quale scrive lo storico spettacolo A me gli occhi, please (1976), riportato in scena in due revival negli anni Novanta e in una memorabile performance allo Stadio Olimpico di Roma, con oltre 500 mila presenze. Ancora oggi questo spettacolo è considerato una delle prove d’attore più riuscite di sempre per un interprete italiano.
Dal 2007 al 2011 gira l’Italia con lo spettacolo Buonasera, con la partecipazione della figlia Carlotta e di numerosi ex-allievi del suo Laboratorio, mentre nel 2015 porta in scena - anche come varietà televisivo - Cavalli di battaglia, con i suoi personaggi e i suo i sketch più celebri.
La voce di Gatto Silvestro e il Maresciallo Rocca
1976: trionfa grazie al ruolo brillante di Bruno Fioretti, detto Mandrake, furbone che inventa qualsiasi stratagemma per giocare ai cavalli in società con gli amici. Si tratta della commedia Febbre da cavallo, di Steno. La pellicola, accolta inizialmente con freddezza da parte della critica cinematografica, col passare degli anni e grazie anche ai molteplici passaggi televisivi, è diventata un vero e proprio film di culto.
Nel 2002 Carlo Vanzina, realizzò un sequel, intitolato Febbre da cavallo – La mandrakata, definito dallo stesso Proietti “un ritorno sul luogo del delitto”, che gli valse un Nastro d'argento come miglior attore protagonista.
Negli anni Novanta, i primi successi sul piccolo schermo, con le fiction Un figlio a metà, Italian Restaurant e soprattutto Il maresciallo Rocca.
Negli anni Sessanta Proietti ha dato la voce anche al Gatto Silvestro e successivamente a divi hollywoodiani come Sylvester Stallone nel primo Rocky e Ian McKellen per il personaggio di Gandalf nella trilogia cinematografica Lo Hobbit.
Se n’è andato l’uomo, abbiamo perso l’artista, ma certamente i suoi sketch e i suoi personaggi (dal Cassamortaro al Cantante di Night Club in una esaustiva ed iconica reinterpretazione di Ne me quitte pas, fino alla divertentissima parodia tratta da La signora delle Camelie) rimarranno a lungo indelebili nella memoria collettiva.